Partito di Alternativa Comunista

Viva la rivoluzione proletaria mondiale!

Primo maggio

Viva la rivoluzione proletaria mondiale!

 

Susanna Sedusi

 

L’origine di questa giornata di lotta risale all’ultimo quarto del XIX secolo, quando il movimento operaio internazionale nacque con l'obiettivo generale il miglioramento delle condizioni di lavoro, la riduzione della giornata lavorativa e il diritto di organizzazione dei lavoratori. Dal congresso dell'Associazione internazionale dei lavoratori - la Prima Internazionale - riunito a Ginevra nel settembre 1866, scaturì una proposta concreta: "otto ore come limite legale dell'attività lavorativa".

 

Primo maggio e lotta di classe

 

Furono soprattutto le organizzazioni dei lavoratori degli Stati Uniti a organizzare lotte e manifestazioni con questo obiettivo. Il primo maggio del 1886 a Chicago una manifestazione imponente per la giornata di 8 ore fu duramente repressa dalla polizia. In tutti gli Stati Uniti avevano scioperato 400.000 lavoratori di dodicimila fabbriche. Nei giorni seguenti si tennero altre manifestazioni di protesta per le violenze contro i lavoratori e il 3 maggio, durante un comizio in Haimarket Square, una bomba esplose causando 8 morti tra i poliziotti e un numero imprecisato di morti e feriti tra i lavoratori. Seguì una forte repressione e alcune condanne a morte.

In Europa la festa dei lavoratori venne ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a congresso il 14 luglio 1889 a Parigi: fu infatti istituita la giornata internazionale dei lavoratori. Nella risoluzione si legge: “Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi”. La scelta della data cadde sul primo maggio, in ricordo della sanguinosa repressione della manifestazione di Chicago del 1886.

Il 1° maggio 1890 perciò si tennero negli Stati Uniti e in Europa grandi manifestazioni di lavoratori, un fatto di enorme importanza, sottolineato da Engels nella prefazione pubblicata in quell’anno ad una nuova traduzione del Manifesto del Partito Comunista: “Oggi, mentre scrivo queste righe, il proletariato d’Europa e d’America passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito, sotto una sola bandiera, per un solo fine prossimo: la giornata lavorativa normale di otto ore, proclamata già dal congresso di Ginevra dell’Internazionale nel 1866, e di nuovo al congresso operaio di Parigi nel 1889, da introdursi per legge. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti e ai proprietari terrieri di tutti i paesi sul fatto che oggi i proletari di tutti i paesi si sono effettivamente uniti. Fosse Marx ancora accanto a me, a vederlo con i suoi occhi!”.

 

Il movimento operaio italiano

 

In Italia, le organizzazioni dei lavoratori intensificano l’opera di sensibilizzazione sul significato del 1° maggio. Il 20 aprile 1890 viene diffuso un volantino in cui si legge: “Lavoratori ricordatevi il 1° maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l’Internazionale”. Nonostante l’arretratezza del movimento operaio italiano (manca infatti un unico centro coordinatore nazionale) e le drastiche misure repressive preventive messe in atto dal governo Crispi la riuscita delle manifestazioni segna un salto di qualità del movimento dei lavoratori su un’iniziativa di respiro internazionale. Il clima di tensione comunque provoca scontri alla manifestazione di Roma del 1891 che si conclude con alcuni morti e decine di feriti.

Nel 1898, il 1° maggio si intreccia con la lotta dei cosiddetti moti per il pane – causati dalla decisione del governo di imporre la tassa sul macinato – e culmina con i tragici fatti di Milano in cui caddero sotto i colpi dell’esercito di Bava Beccarsi centinaia di operai. Seguirono la proclamazione dello stato d’assedio e lo scioglimento delle organizzazioni sindacali e politiche.

Nel 1900 il Congresso di Parigi adottò una risoluzione nella quale si diceva che “le lotte del Primo Maggio dimostrano la determinazione della classe lavoratrice ad eliminare le differenze di classe”. Le manifestazioni del 1° maggio assunsero sempre più connotati e significati politici. Ma mentre cresceva la combattività e lo spirito rivoluzionario dei lavoratori, i dirigenti riformisti cercarono in tutti i modi di disinnescare il potenziale di lotta di questa giornata, cercando di spogliarlo del contenuto rivoluzionario che era venuto acquisendo per ridurlo a semplice giorno di festa e di riposo addirittura spostando la celebrazione della giornata internazionale alla domenica più vicina al primo maggio di ogni anno, in modo che i lavoratori non potessero scioperare.

 

La giornata dei lavoratori ieri e oggi

 

Allo scoppio della prima guerra mondiale, la Seconda Internazionale dimostrò tutto il suo social-sciovinismo e nel 1915 i socialdemocratici tedeschi invitarono i lavoratori a rimanere nel proprio posto di lavoro, mentre i socialisti francesi assicurarono le autorità che non avevano nulla da temere per il Primo Maggio. Solo i bolscevichi russi e altre minoranze rivoluzionarie di altri paesi rimasero legati ai principi del socialismo e dell’internazionalismo, denunciando la guerra imperialista e il macello di proletari che ne sarebbe seguito, lanciando la parola d’ordine di trasformazione della guerra imperialista in guerra civile per la rivoluzione proletaria e l’abbattimento dei regimi capitalisti. Nei primi anni del ‘900 la giornata del Primo Maggio si caratterizza in Italia anche per le rivendicazioni del suffragio universale e le proteste contro la guerra di Libia (1911) e contro la partecipazione dell’Italia alla prima guerra mondiale. Sarà solo nel 1919 che i metallurgici e altre categorie di lavoratori conquisteranno l’obiettivo originario per il quale era nata la giornata di lotta del 1° maggio: le otto ore.

Durante il fascismo la celebrazione del 1° maggio viene vietata. E sarà ripresa solo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Nel 1947 il movimento dei lavoratori in Italia subirà un ennesimo eccidio: il 1° maggio durante la manifestazione dei contadini occupanti delle terre a Portella della Ginestra, la banda Giuliano assoldata dai latifondisti spara sui manifestanti: 11 morti e oltre cinquanta feriti è il bilancio di quella giornata.

Contro la deriva riformista e festaiola delle celebrazioni della giornata del primo maggio, occorre raccogliere l’eredità storica e politica del movimento internazionale dei lavoratori: solo l’azione della classe lavoratrice, al di là di ogni divisione nazionale, etnica o religiosa, può piegare la quotidiana violenza politica della borghesia, del capitalismo. Solo la ricostruzione del partito internazionale dei lavoratori, la quarta internazionale, consentirà lo sventolare delle bandiere rosse del primo maggio in tutto il mondo, le bandiere della rivoluzione socialista. Viva la rivoluzione proletaria mondiale!

 

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