DIFENDERE LA DONNA, ABBATTERE IL CAPITALISMO
volantino del PdAC per la manifestazione delle donne del 24 novembre
La violenza contro le donne è quotidiana e si manifesta in continui attacchi sia fisici che psicologici. Una violenza, come dimostrano le indagini statistiche e le testimonianze dei centri antiviolenza, esercitata per lo più tra le mura domestiche, ma anche nei luoghi di lavoro e di studio.
Il capitalismo, anche nella società contemporanea, vuole le donne oppresse e deboli, per questo esposte ad atti di violenza gratuita. Il loro ingresso massiccio nel mondo del lavoro negli anni '70 portò con sé l’illusione che per l’emancipazione delle donne potessero bastare l’acquisizione di un’autonomia economica, l’apertura alla società e il superamento dell’isolamento nell’ambito familiare, la partecipazione alle lotte sindacali e politiche. Ma questo processo non è stato portato a compimento: non potrà esserci vera liberazione della donna senza liberazione dallo sfruttamento del lavoro, senza abbattere il capitalismo. Ancora oggi molte donne, pur avendo preso coscienza di sé come individui portatori di diritti, si trovano a subire ingiustizie e sopraffazioni nel mondo del lavoro. Inoltre, come ognuna di noi sa bene, non è per nulla risolto il problema del supersfruttamento del doppio lavoro, in famiglia e fuori, anzi si è aggravato in seguito allo smantellamento di strutture pubbliche e gratuite di supporto alla maternità e alla cura dei figli.
Il modello egemone di famiglia nucleare da un lato vuole la donna, come richiesto dal Vaticano, inchiodata al ruolo di moglie e madre; dall'altro lato, per l’insufficiente rete di solidarietà sociale attorno a esso, favorisce lo sviluppo di comportamenti violenti. Infatti, le donne subiscono maltrattamenti in omaggio alla sacralità dell’istituzione “famiglia”: sempre più spesso sono relegate a triste ruolo di "angeli del focolare", considerate quindi soggetti inferiori. Il passo verso la legittimazione di atti di violenza è breve. Spesso le violenze subite non vengono considerate reato dalle stesse donne: la loro incapacità a reagire proviene direttamente dalla loro condizione di ricattabilità economica. Sono le condizioni materiali concrete in cui le donne si vengono a trovare, e quindi le loro condizioni di classe, che determinano il loro destino personale.
Il governo Prodi afferma di voler risolvere il problema della violenza contro le donne attraverso politiche di sicurezza, che, dopo la recente aggressione di Tor di Quinto, prestano il fianco alla peggiore repressione e discriminazione verso immigrati e rom. Una politica reazionaria, propagandistica, che, in nome delle donne, propone soluzioni che non vanno alla radice del problema ma, anzi, rappresentano la riproduzione della stessa logica di esclusione e discriminazione che si afferma di voler contrastare. Questa giornata di mobilitazione contro la violenza degli uomini sulle donne rappresenta un'occasione importante perché le donne facciano sentire la propria voce, nella consapevolezza che non basta rivendicare l'"abolizione del patriarcato" ma occorre portare avanti una lotta profonda contro il capitale ed i suoi governi. Da questa manifestazione deve uscire una voce di nuova emancipazione, un messaggio chiaro che dica:
NO alle politiche securitarie del governo!
NO alle discriminazioni delle donne nel mondo del lavoro, riaffermate da questo governo attraverso il permanere della precarietà e dei bassi salari, la privatizzazione dei servizi!
NO all'attacco combinato del governo e delle gerarchie vaticane alla autodeterminazione delle donne in tema di sessualità, riproduzione e aborto!
NO al testardo familismo di questo governo che continua a relegare le donne, sia native che immigrate, in ambito domestico!
NO all'ignobile legge 40 che mina la salute delle donne in nome dell'ossequio ai diktat del Vaticano!
CONTRO LE POLITICHE SOCIALI E DI GUERRA DEL GOVERNO
UNITA' DEL MOVIMENTO DELLE DONNE E DEL MOVIMENTO DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI