Egitto - Ondata di scioperi paralizza la nazione (*)
La rivoluzione è appena iniziata
Milioni di lavoratori egiziani, che a causa dei bassissimi salari sprofondano nella miseria, continuano lo sciopero per le loro rivendicazioni salariali e lavorative.
Lo sciopero dei 600
lavoratori di una ditta di manutenzione del Canale di Suez e la minaccia di
chiusura del canale, il giorno in cui furono annunciate le dimissioni di
Mubarak, ha dato il via. Dopo questo sciopero ne sono stati dichiarati molti
altri affogando un'economia che ha già perso una delle sue più grandi risorse:
il turismo.
"Questo è un problema
puramente economico. Vogliamo un aumento salariale del 15% come quello che è
stato accordato ai funzionari", dichiarava un lavoratore. I carri armati
tagliano la strada principale di accesso al canale e tanto i camion, come le
automobili o le biciclette, devono fare una deviazione.
Lo sciopero si è diffuso a
diverse società che forniscono servizi all'Amministrazione del Canale e alle
tre principali città del canale: Suez, Port Said e Ismailiya. I lavoratori
informano che le loro proteste non vanno a interferire con le operazioni del
canale, che collega il Mediterraneo al Mar Rosso e all'Oceano Indiano. La
possibilità di bloccare questa via, per la quale ogni giorno passano dal
Mediterraneo al Mar Rosso, e viceversa, da 45 a 50 navi, è evidente. Il valore delle merci
che transitano per il canale è di circa 4.700 milioni di dollari nel 2009 e,
inoltre, è di grande valore strategico per l'oleodotto che trasporta ogni
giorno 1,1 milioni di barili di petrolio.
Domenica 13, i ferrovieri
hanno bloccato i binari dei treni a lunga percorrenza nella stazione centrale
del Cairo, reclamando aumenti salariali.
Lo sciopero si è esteso al
settore tessile, uno dei pilastri delle esportazioni egiziane. Gli operai e gli
impiegati della maggiore impresa tessile pubblica, Misr (24.000 dipendenti), a
Mahala al Kubra, centro dell'industria tessile del Paese e una roccaforte della
resistenza operaia nel Delta del Nilo, hanno iniziato il 16 febbraio uno
sciopero a oltranza. In un comunicato divulgato il 18/02, i lavoratori tessili
in sciopero hanno detto che non faranno più parte di un sindacato controllato
dal governo e che intendono unirsi alla nuova Federazione Egiziana di Sindacati Indipendenti, creata il 30
gennaio.
L'aumento dei prezzi delle
materie prime ha colpito enormemente la maggior parte dei più di 83 milioni di
egiziani, la maggior parte dei quali vive con 2 dollari al giorno. Ad
Alessandria, la seconda città del Paese per grandezza, decine di migliaia di
operatori dell'educazione e della sanità si sono dichiarati anche loro in
sciopero. La lotta coinvolge il 70% della popolazione con meno di 30 anni. Si
ha notizia di un altro sciopero in un fabbrica di prodotti farmaceutici.
Anche nella città costiera
di Damietta, operai tessili sono scesi in sciopero.
Al Cairo, sono in sciopero
ad oltranza medici, operatori sanitari e studenti di medicina. Scenderanno in
sciopero anche i lavoratori dell'aeroporto del Cairo e i bancari. Le banche,
che avevano riaperto la scorsa settimana, sono tornate a chiudere di nuovo
questa settimana in mezzo a una ondata di proteste per i salari e contro gli
abusi dei direttori.
L'apertura delle scuole è
stato ritardata per oltre una settimana, e non esiste una data definita per
l'apertura della Borsa Valori, che si teme possa crollare in conseguenza delle
ripercussioni che i movimenti di sciopero possono avere sull'economia del
Paese.
I 1.200 lavoratori dello
zuccherificio El Fayoum hanno iniziato la loro seconda giornata di sciopero per
aumentare il loro salario, reintegrare i lavoratori licenziati, tra cui la
sindacalista Ashraf Abd El Yunis. I 10.000 lavoratori postali continuano il
loro sciopero per aumenti salariali come i loro compagni delle
telecomunicazioni.
Migliaia di lavoratori
petrolchimici e del Ministero dell'Agricoltura, continuano gli scioperi e le
occupazioni per ottenere il recupero dell'inflazione. A Naga Hamadi 9.000
dipendenti della fabbrica di alluminio sono in sciopero per ottenere la
destituzione del direttore esecutivo per appropriazione indebita.
A loro si uniscono decine di
migliaia di lavoratori in sciopero, in uno dei più intensi periodi di conflitto
lavorativo in Egitto. Il governo ha detto che non tollererà ulteriori proteste
e ripetutamente ha chiesto ai lavoratori di porre fine ai loro scioperi, senza
successo.
"Abbiamo diritto a
chiedere un aumento, abbiamo fatto la rivoluzione", dice un lavoratore in
piazza Tharir. Di fronte alla minaccia della Giunta militare, dice che "Si
sbagliano, le cose non stanno così. Scoppierà uno sciopero generale se non
verranno soddisfatte le richieste".
Tutti i problemi puntano in
direzione di una crescente sfida alle forze armate e il governo provvisorio:
soddisfare le richieste, nel mezzo della paralisi dell'economia locale e della
crisi economica globale. Un altro fatto è che le stesse forze armate
controllano circa il 30% dell'economia del Paese, essendo, per tanto, i
“padroni” di buona parte dei lavoratori in sciopero. Dovranno decidere tra
ridurre i loro profitti o correre il rischio di affrontare una crescente ondata
di scioperi.
La rivoluzione in Egitto non si è conclusa con
la caduta di Mubarak. Per quanto riguarda la volontà dei lavoratori, la
rivoluzione è appena iniziata.
(22 febbraio)
(*) dal sito della Lit - Quarta Internazionale www.litci.org
(traduzione dallo spagnolo di Giovanni "Ivan" Alberotanza)