I rapporti di Gheddafi con l'imperialismo
di Margarido (*)
Per capire il ruolo di Gheddafi sono necessari alcuni riferimenti storici. Con la scomposizione dell'Impero Ottomano all'inizio del XX secolo, la Libia fu invasa dall'Italia (1912), venendo divisa in due amministrazioni coloniali separate: Cirenaica ad est e Tripolitania ad ovest.
L'Italia
vi rimase fino alla Seconda Guerra Mondiale. Dopo la guerra, l'imperialismo e
Stalin si accordarono per l'indipendenza del Paese (1951) e per imporre come re
Idris I, proveniente dalle tribù della Cirenaica e totalmente sottomesso alle
potenze imperialiste.
Nel
1969, il colonnello Muammar Gheddafi, proveniente da una tribù beduina della
Tripolitania, guidò un colpo di Stato, basato su una ideologia nazionalista panaraba.
Nel 1977 fondò la
Yamahiriyya (Stato delle Masse) Socialista Arabo di Libia, un
regime dittatoriale, sostenuto dalle forze armate e dagli accordi intertribali,
che però si unì ad altri governi della regione ‑ in particolare Iraq e Siria ‑
nel ripudio degli accordi di Sadat con gli Stati Uniti e Israele.
Questo
rese il regime libico uno dei più odiati dall'imperialismo. Nel 1986 Ronald
Reagan ordinò il bombardamento delle due città principali del Paese, Tripoli e
Bengasi. In risposta, Gheddafi promosse una serie di attentati terroristici,
tra cui nel 1988 la collocazione di una bomba su un aereo della Pan Am che
esplose sorvolando la località di Lockerbie in Scozia.
Ma
nel 2003, sempre più isolato nella sua politica, Gheddafi arrivò ad un accordo
con l'imperialismo che comprendeva l'assunzione di responsabilità per
l'attentato di Lockerbie e una sempre maggiore apertura dei giacimenti libici
alle multinazionali del petrolio, tra cui Shell, British Petroleum, l'ENI
italiana, la francese Total e la
Wintershal tedesca. Tra le aziende yankees si contano
Occidental Petroleum Corp., Conoco-Phillips e Marathon Oil Corp.
La
consegna della Libia all'imperialismo, fa un nuovo salto con gli accordi tra
Gheddafi e il governo di Berlusconi. El
País riporta (22/02/2011) che: "Due anni fa il Cavaliere e il
Colonnello hanno firmato il Trattato di Amicizia, Associazione e Cooperazione,
gli scambi bilaterali ora superano i 40.000 milioni di euro l'anno e
coinvolgono tutti i settori cruciali, dall'energia alle banche o alle
costruzioni e senza dimenticare gli accordi militari e di intelligence..."
Da
parte sua Gheddafi come broker e intermediario degli investimenti imperialisti,
si è arricchito oscenamente. Gheddafi ha decine di miliardi di dollari di
investimenti in società europee come la Fiat.
L'imperialismo è tornato in Libia per mano di Gheddafi
Come
molti altri regimi del medio oriente e del terzo mondo in generale (in America
Latina sono noti i voltafaccia pro-imperialisti di partiti e movimenti come il peronismo
in Argentina, il Pri in Messico e il Mnr boliviano), quello della Libia, con il
sostegno delle forze armate, è passato dal contrasto e dalla resistenza
all'imperialismo a diventarne il suo agente diretto.
Gheddafi
ha la particolarità di aver trascorso quasi quarantadue anni alla guida del
Paese, per questo nella sua biografia personale c'è sia la rottura sia il
ristabilimento delle relazioni con l'imperialismo.
Ciò
potrebbe accadere anche con i governi che oggi anno una forte retorica
antimperialista o anche applicano alcune misure che si scontrano con gli
interessi immediati dell'imperialismo, come quello di Chavez in Venezuela e
Ortega in Nicaragua. In questi due regimi sono già apparse caratteristiche
simili a quello di Gheddafi in Libia: in Venezuela ci sono le multinazionali
petrolifere, in entrambi i Paesi latinoamericani c'è una corruzione dilagante e
i loro governi promuovono l'emergere di gruppi economici borghesi favoriti
dallo stato. Pertanto, questi governi potrebbero avere una svolta pro-imperialista
come è accaduto con Gheddafi.
(*) dal sito della Lit - Quarta Internazionale www.litci.org
(traduzione dallo spagnolo di Giovanni "Ivan" Alberotanza)