La lotta antirazzista è lotta al capitalismo
Tutti a
Roma il 17 ottobre!
di Pia
Gigli
La clandestinità la vogliono
i padroni
Le politiche dell’immigrazione dei
governi di centrodestra e di centrosinistra che si sono succeduti negli ultimi
15 anni rappresentano un attacco profondo non soltanto ai lavoratori immigrati
ma alla classe lavoratrice nel suo insieme. Le leggi Turco-Napolitano,
Bossi-Fini e da ultimo il Pacchetto sicurezza del governo Berlusconi
articolandosi intorno ai termini di clandestinità, detenzione nei Cpt e poi Cie,
espulsioni, impronte digitali, permesso di soggiorno subordinato al contratto di
lavoro, regolarizzazione dei flussi, ecc. hanno agito su due fronti.
Da una parte hanno reso sempre più debole e ricattabile la forza lavoro
immigrata, consentendo le peggiori forme di sfruttamento, di lavoro nero,
caporalato, ecc.: gli immigrati sono necessari per il padronato, ma
esclusivamente come braccia da lavoro, quindi spogliati di ogni diritto. Ciò
implica, specialmente in periodo di crisi economica, che per tutta la classe
lavoratrice vi è una perdita di diritti, in un crudele gioco al ribasso.
Dall’altra parte si è assistito ad una crescente offensiva ideologica tesa
a criminalizzare gli immigrati in nome della “sicurezza” di tutti i cittadini
italiani: dal Pacchetto sicurezza del governo Prodi (decreto Amato-Ferrero) che
criminalizzava i lavavetri e gli ambulanti attraverso speciali poteri ai
sindaci, fino al Pacchetto sicurezza del governo Berlusconi con l’introduzione
del reato di clandestinità che rende i lavoratori immigrati “non persone”, e
rende legittime e legali una serie di misure repressive, complessivamente
indirizzate ai soggetti sociali più deboli, di cui la costituzione delle “ronde”
sono un esempio eloquente.
La crisi e la
xenofobia
La crisi economica acuisce le
contraddizioni del sistema capitalistico, avviene così che il disagio sociale
fatto di disoccupazione, licenziamenti, precarietà, bassi salari, mancanza di
alloggio dignitoso, difficoltà ad accedere ai servizi sociali sempre più
privatizzati, venga incanalato dalla borghesia e dai suoi governi verso una
lotta interna alla classe lavoratrice che vede contrapposti lavoratori italiani
ed immigrati e porta così a episodi di intolleranza e di razzismo, oltre che al
riemergere di rigurgiti neofascisti.
Il Pacchetto sicurezza di Maroni
alimenta, dunque, episodi razzisti - ricordiamo, tra i tanti, l’assassinio di un
anno fa del giovane Abba a Milano – e fa della vita dei lavoratori immigrati un
inferno: la condizione di clandestinità li rende passibili in ogni momento di
denuncia (nelle scuole, negli ospedali, negli uffici anagrafici) con conseguente
reclusione nei Cie (fino a sei mesi), e di espulsione. Non solo, le politiche
securitarie del governo contro l’immigrazione clandestina si stanno realizzando
anche con i respingimenti degli immigrati alle frontiere, grazie agli accordi
bilaterali con paesi terzi come la Libia: accordi già stabiliti dal governo
Prodi e perfezionati dal governo Berlusconi. Mentre Maroni sbandiera come un
successo del suo ministero la riduzione degli approdi a Lampedusa grazie agli
accordi con la Libia, centinaia di lavoratori, di donne e bambini in cerca di
una vita migliore, vengono intercettati e rispediti nei centri lager della Libia
(da quando sono cominciati i respingimenti in mare sono stati finora oltre 1.200
le persone che le autorità italiane hanno riconsegnato alla Libia) o fatti
morire nel Mediterraneo.
Una sanatoria
ipocrita
Il sistema produttivo italiano, come
abbiamo visto, ha necessità del lavoro degli immigrati, anche in periodo di
crisi. Infatti il governo ha concesso la possibilità di regolarizzazione per
specifiche figure lavorative quali colf e badanti. Guarda caso proprio quella
gran quantità di lavoratori e soprattutto di lavoratrici che offrono prestazioni
alle famiglie e alle persone in sostituzione di servizi dello stato sociale
pubblico in via di smantellamento e di privatizzazione. Una sanatoria settoriale
che tende a regolarizzare solo una parte dei lavoratori e delle lavoratrici
straneri/e e che continua a lasciare in balìa del lavoro nero e del
supersfruttamento migliaia di lavoratori dell’edilizia, del commercio,
dell’agricoltura, dell’artigianato ecc. resi “invisibili” perché privi di ogni
diritto. Una “sanatoria” che, come stabilito dalla legge Bossi Fini (e mai
abrogato da nessun provvedimento successivo), regolarizza soltanto chi ha un
contratto di lavoro e, in questo caso, tale contratto è subordinato a precisi
requisiti al momento della richiesta del “datore di lavoro”, ad esempio avere un
reddito non inferiore a 20 mila euro (per le colf) e versare 500 euro di
contributi pregressi all’Inps. Una sanatoria che è un vero fallimento, di nuovo
pagato dai lavoratori immigrati: non è un caso che ad oggi le richieste
risultino molto inferiori alle attese del governo (che prevedeva entrate nelle
casse dello Stato superiori al miliardo di euro), per non parlare del mercato
speculativo intorno ai contratti che si è innescato e del fatto che, alla
scadenza del 30 settembre (termine per la presentazione delle domande) migliaia
di lavoratori immigrati saranno di nuovo rigettati nella
clandestinità.
La manifestazione del 17
ottobre
A fronte della crisi economica e dei
provvedimenti reazionari del governo, gli attacchi ai lavoratori immigrati, pur
specifici nella loro violenza, sono parte dell’attacco più generale del governo
e del padronato a tutta la classe operaia. Per battere questo disegno ed il
razzismo e la xenofobia da esso scatenato, è quindi necessario costruire una
forte unità di classe tra tutti i lavoratori italiani e immigrati. E’ necessario
unificare le diverse vertenze in atto nel Paese, rompere la frammentarietà della
classe lavoratrice, per un autunno di lotta che rivendichi in una vertenza
generale diritti e sanatoria generale per i lavoratori immigrati, giusti salari,
la difesa della scuola e della sanità pubbliche, contro i licenziamenti e le
chiusure dei siti produttivi.
Con questa consapevolezza scenderemo in piazza
il 17 ottobre nella manifestazione antirazzista contro il Pacchetto sicurezza
che un largo schieramento di forze sta organizzando. Facciamo appello ai
lavoratori in lotta, ai precari della scuola, agli studenti, a costruire
mobilitazioni unitarie e a scendere in piazza il 17 ottobre per:
-
l’abrogazione del pacchetto sicurezza;
- la cancellazione di tutte le leggi
razziste dei governi borghesi di centrodestra e di centrosinistra;
- il
permesso di soggiorno per tutti senza condizioni;
- la cancellazione di
tutte le leggi che precarizzano il lavoro;
- il diritto alla casa ed ai
servizi sociali gratuiti per tutti lavoratori italiani e immigrati;
-
l’unità internazionale dei lavoratori contro le politiche razziste dei paesi
imperialisti, per la chiusura dei centri di detenzione e contro i respingimenti
alle frontiere;
- l’autodifesa dei lavoratori immigrati e italiani contro
ogni forma di xenofobia e contro ogni vile aggressione di stampo
razzista.