5 ottobre: difendiamo il diritto di manifestare!
Esecutivo nazionale del Pdac
Mentre Israele sta estendendo la sua aggressione militare al Libano, in Italia il governo Meloni aumenta la repressione: è stato approvato alla Camera il nuovo Ddl sicurezza che inasprisce ulteriormente le leggi liberticide già in vigore in Italia (pubblicheremo articoli di approfondimento su questo tema). Ci soffermiamo qui sull’ultimo attacco al movimento pro-Palestina: il ministro dell’interno Piantedosi ha annunciato l’intenzione di vietare le manifestazioni pro-Palestina a ridosso del 7 ottobre, considerandole «invito alla celebrazione di un eccidio». Più nello specifico, ha annunciato la possibilità che venga vietata la manifestazione nazionale del 5 ottobre a Roma.
È evidente il carattere strumentale di queste affermazioni: il ministro si è ben guardato dal criticare la guerra in corso nella striscia di Gaza. Al contrario, il governo italiano continua a collaborare – militarmente, economicamente e politicamente – con Israele, rendendosi complice di quello che è ben più di un eccidio: è un vero e proprio genocidio.
Si attaccano le organizzazioni palestinesi perché rivendicano un atto di guerra del popolo palestinese contro lo stato di Israele (quello del 7 ottobre 2023), accusandole di difendere un «eccidio», mentre contemporaneamente nulla si dice di 76 anni di attacchi quotidiani e ripetuti eccidi da parte dei sionisti.
Non ci stupiamo: il governo Italiano ha deciso di schierarsi al lato di Israele, avamposto militare dell’imperialismo Usa (ed europeo) nella regione, a qualsiasi costo. Per giustificare il genocidio in corso diventano automaticamente «terroristi» tutti coloro che si schierano a favore dei palestinesi e che, per questo, rivendicano come legittima la loro Resistenza contro uno Stato che li opprime da decenni.
L’attacco di Piantedosi si inserisce in un più ampio quadro di criminalizzazione del movimento pro-Palestina: tanto più questo movimento cresce e si estende, tanto più aumentano le misure repressive per cercare di arginarlo. Il vero motivo di questo inasprimento non è il presunto «terrorismo» delle organizzazioni palestinesi, bensì il timore di un movimento internazionale che sta dilagando e che sta facendo tremare i governi di tutto il mondo. È un movimento che possiamo paragonare al movimento contro la guerra del Vietnam, che contribuì a far esplodere in tanti Paesi del mondo la rivoluzione del Sessantotto.
Respingiamo i tentativi repressivi e intimidatori del governo Piantedosi e rivendichiamo la piena libertà di manifestare delle associazioni palestinesi, dei giovani e dei lavoratori il 5 ottobre.
Siamo stati e saremo al fianco del movimento contro ogni tentativo repressivo e intimidatorio.
Facciamo appello a tutte le organizzazioni politiche e sindacali del movimento operaio a sostenere il diritto delle organizzazioni palestinesi, dei giovani, dei lavoratori di manifestare per la Palestina il 5 ottobre.
Siamo al fianco dei popoli oppressi e rivendichiamo il loro diritto di attaccare l’imperialismo e i suoi alleati.
Palestina libera dal fiume al mare!
Per una federazione socialista dei popoli della regione!