In questi mesi di proteste, rivolte e
rivoluzioni, dai riots inglesi alla Primavera araba, è passata in un quasi
totale silenzio la grandiosa lotta portata avanti dagli studenti universitari in
Cile, tra violenze e repressioni di ogni genere. Una lotta la cui analisi può
risultare di fondamentale importanza anche in vista di una corretta impostazione
dell’autunno caldo che si prospetta quest’anno nel nostro Paese. La protesta
studentesca che si vuole qui analizzare, assieme ai movimenti di “indignati” in
Europa e alle masse arabe in rivolta, può infatti contribuire ad arricchire la
nostra esperienza per portare a buon fine le lotte che sono nate e stanno
nascendo in risposta alla “manovra” del governo Berlusconi e soprattutto, per
difendersi da sindacati e socialdemocrazia che cercheranno in ogni modo di
correre ai ripari e gettare acqua sul fuoco.
Università e
scuola pubbliche: privatizzazioni e discriminazioni classiste
Le masse studentesche che si sono sollevate
tra giugno e luglio protestavano e protestano contro un sistema universitario,
quello cileno, estremamente elitario e classista. I finanziamenti pubblici non
superano lo 0,3 del Prodotto Interno Lordo, le tasse universitarie aumentano in
modo spropositato a fronte di uno stipendio medio di qualche centinaia di euro e
così moltissimi studenti sono costretti a indebitarsi con lo Stato per poter
permettersi di continuare gli studi (in una maniera non dissimile da come sarà
in Italia con l’introduzione del Prestito d’Onore da parte del ministro
Gelmini). A questa situazione devastante si aggiungono le numerose
privatizzazioni e le molte concessioni da parte del governo cileno alle
istituzioni universitarie private altrimenti chiamate Fondazioni (le stesse
introdotte nel 2007 in Italia ad opera di Bersani). Insomma, un sistema
universitario rimasto praticamente immutato dalla dittatura del generale
fascista Pinochet (mentre noi in Italia siamo costretti a sottostare ugualmente
ai retaggi della Riforma del fascista Gentile).
Sciopero
generale e repressione poliziesca
In risposta a tutto questo nei mesi scorsi
gli studenti cileni hanno cominciato a muoversi. In poco tempo è stata
organizzata una mobilitazione generale che ha paralizzato l’intero Paese. Decine
di cortei, manifestazioni, scioperi, occupazioni che hanno visto scendere nella
lotta accanto agli studenti numerosi docenti, presidi, ricercatori e lavoratori
della classe media e che hanno raggiunto il picco della partecipazione nei
giorni del 30 giugno e del 15 luglio quando più di duecento mila persone hanno
bloccato le strade di Santiago, la capitale. Ma le proteste si sono estese in
tutte le città, da Valparaiso fino ai più piccoli paesi andini.
Il “maremoto” studentesco ha destato
attenzione soprattutto per la creatività e l’irriverenza della gioventù cilena,
e per la determinazione nel proseguire la lotta fino al raggiungimento degli
obiettivi. Obiettivi che non si fermano al solo miglioramento di scuola e
università ma che pongono l’esigenza di un radicale superamento dell’assetto
sociale ed economico costituito. Tra le parole d’ordine sulla bocca degli
studenti ci sono l’indizione di un’Assemblea Costituente con pieni poteri
esecutivi. Naturalmente la repressione da parte del governo conservatore di
Pinera non si è fatta attendere: in molti casi le manifestazioni pacifiche sono
diventate teatro di battaglia contro le forze dell’ordine che hanno attaccato i
cortei studenteschi con manganellate e lanci di lacrimogeni. Ma questo non ha
fermato gli studenti che hanno continuato a protestare, sino ai due giorni di
sciopero generale a fine agosto duranti i quali ha perso la vita il
quattordicenne Manuel Gutiérrez, brutalmente assassinato da un colpo di arma da
fuoco al torace esploso da un agente della polizia cilena (i carabineros). La
polizia è arrivata addirittura a compiere veri e propri rastrellamenti per
strada (cosa che abbiamo visto compiere anche dalla polizia inglese durante le
rivolte di qualche settimana fa).
PC e sindacato:
due agenti della borghesia all’interno delle masse studentesche
Come si comportano in questo contesto le
forze che dovrebbero rappresentare il confitto sociale e le istanze delle masse
studentesche? In realtà è stato proprio il Partito Comunista cileno, di matrice
stalinista, a chiamare gli studenti alla lotta, lo scorso marzo, per un puro
fine elettoralistico e di visibilità mediatica. Ma quando il movimento
inconsapevolmente scatenato è sfuggito loro di mano si sono subito affrettati a
trovare un rimedio consensuale. La prima cosa che ha cercato di fare la
direzione stalinista, insieme alla burocrazia del sindacato studentesco, la
Confech, è stata quella di trovare un compromesso con il governo, provando ad
ottenere dei contentini pronti poi a essere ritirati una volta spentasi l’onda
della protesta. Ma il tentativo di smobilitare il movimento studentesco e di
trovare accordi parziali con il governo è fallito miserabilmente producendo come
unica conseguenza una grande disillusione da parte degli studenti nei confronti
del Pc e dello stesso sindacato. Gli studenti sono quanto mai motivati ad
ottenere un cambiamento radicale e questo rende loro molto scettici davanti alle
proposte del governo e ai tentativi di mediazione sindacale.
La determinazione con la quale sta
procedendo la lotta rende molto interessanti le prospettive del movimento:
sempre se si rimane nell’ottica dell’indipendenza di classe dal capitale e dalle
sue variegate espressioni politiche e sindacali. Staremo a vedere, certo è che
gli studenti e le studentesse che in questi giorni stanno arroventando le strade
del Cile non saranno disposti così facilmente a svendere le proprie lotte.
Vogliamo tutto!
Allora serve un partito rivoluzionario alla testa degli
studenti
L’unica strada vittoriosa che potranno
percorrere le masse studentesche cilene dovrà essere solamente quella di una
prospettiva rivoluzionaria, di un reale superamento del sistema attuale. Ma per
imboccare questo lungo e impervio percorso, che passa per l'unità tra il
movimento degli studenti e quello dei lavoratori, serve un punto di riferimento,
una guida, un’organizzazione sinceramente rivoluzionaria e indisposta a
qualsiasi compromesso di natura riformista: un partito di stampo bolscevico,
cioè l'esatto opposto delle attuali direzioni del movimento operaio cileno.
I militanti cileni della Lega Internazionale
dei Lavoratori - Quarta Internazionale (l'organizzazione di cui il Pdac è
sezione italiana) affiancano in questo momento gli studenti per le strade
di Santiago con queste stesse parole d’ordine. Così anche i Giovani di
Alternativa Comunista qui in Italia garantiscono la massima solidarietà alle
lotte studentesche, pronti ad imboccare anche loro il sentiero dell’autunno che
quest’anno si preannuncia davvero rovente, dalle fabbriche alle università.
(*) resp. Giovani di Alternativa
Comunista