Partito di Alternativa Comunista

Respingiamo la minaccia interventista di Trump e dell'imperialismo statunitense!

Respingiamo la minaccia interventista di Trump e

dell'imperialismo statunitense!

Per la difesa della sovranità del Venezuela!

Nessun sostegno al governo di Maduro!

 

 

Comunicato dell’Ust (Sezione venezuelana della Lit-Quarta Internazionale)

 

Il governo statunitense, guidato dal leader d’estrema destra Donald Trump, mantiene uno schieramento di forze militari nel Mar dei Caraibi, nelle vicinanze delle acque territoriali venezuelane. Tali forze includono navi da guerra, aerei di sorveglianza, elicotteri e truppe speciali, mobilitate con la scusa della «lotta al narcotraffico».
Questo impegno militare statunitense si è intensificato, includendo attacchi contro imbarcazioni venezuelane che hanno causato ad oggi più di 20 morti, senza la minima prova che esse fossero effettivamente coinvolte nel traffico di droga.
L’ultima tappa di questa escalation è l'annuncio, riportato il 15 ottobre dal New York Times, secondo cui il governo Trump ha autorizzato azioni segrete della Cia in Venezuela; misura che «autorizza» anche l'uso della forza letale da parte dell'agenzia statunitense in territorio venezuelano e qualsiasi tipo di operazione che porti al rovesciamento del dittatore Nicolás Maduro. Tutto ciò apre la strada a possibili interventi armati da parte degli Stati Uniti in Venezuela.

 

Il pretesto del narcotraffico

Gli Stati Uniti hanno una lunga storia di interventi militari diretti e indiretti (organizzazione e finanziamento di colpi di Stato) in America Latina. Non è obiettivo di questo testo analizzare in dettaglio la storia di questi interventi né gli argomenti addotti all'epoca dall'imperialismo yankee per realizzarli (che potrebbe essere argomento specifico di un altro articolo). Ma è opportuno sottolineare che non è la prima volta che il pretesto della lotta contro la droga e il narcotraffico viene utilizzato per «giustificare» un intervento armato.
Basti ricordare l'intervento a Panama nel 1989-1990 contro l'allora presidente Manuel Noriega, militare e vecchio alleato degli Stati Uniti, a suo tempo anche informatore della Cia. In seguito, a causa dei suoi contrasti con la Casa Bianca, fu accusato di narcotraffico e, infine, rovesciato il 3 gennaio 1990, dopo che nel dicembre 1989    più di 20.000 soldati statunitensi avevano invaso Panama con l'obiettivo di catturarlo. Fu una vera e propria guerra che durò circa un mese, causò più di 4.000 morti e portò anche allo scioglimento delle forze militari panamensi.
Questa operazione e quella sull'isola di Grenada nel 1983 costituiscono gli ultimi due interventi militari diretti dell'imperialismo statunitense in territorio latinoamericano: da 35 anni gli Stati Uniti non effettuano un’azione militare diretta con le loro truppe nel nostro continente. Ciò non significa che non abbiano attuato politiche di ingerenza, come ad esempio sostenendo il colpo di Stato contro Chávez nel 2002, senza contare altri tentativi in altre regioni.
Quindi, ben lungi dall’avere a che fare con lotta al traffico di droga, l'obiettivo del governo Trump con questo dispiegamento di forze militari è quello di riaffermare che l'America Latina è il «cortile di casa» del capitalismo statunitense, in una sorta di riedizione della «Dottrina Monroe». Il suo vero obiettivo, in competizione con altre potenze capitaliste come la Russia e, principalmente, la Cina, è rafforzare il proprio dominio nella regione, ripercorrendo la strada della minaccia militare: Trump vuole il ritorno della «politica del bastone» e della «diplomazia dei cannoni» per sottomettere la classe lavoratrice e i popoli dell’America Latina e imporre così i propri interessi politici, geopolitici, militari ed economici. Questo è il vero obiettivo della minaccia interventista contro il Venezuela.
Noi dell’Unità Socialista dei Lavoratori (Ust) esprimiamo la nostra ferma opposizione a tale minaccia interventista dell'imperialismo statunitense contro il Venezuela, così come ci opponiamo ad ogni minaccia simile contro qualsiasi altro Paese del continente e del mondo. Chiediamo alle organizzazioni e ai militanti di sinistra, così come agli attivisti operai, sindacali, di movimento e studenteschi di prendere posizione contro un eventuale intervento militare contro il Venezuela e di respingere le pretese dell'imperialismo yankee.

 

È necessario difendere la sovranità del Paese contro l'imperialismo e contro Maduro

È chiaro che, con l'attuale dispiegamento militare, il vero obiettivo di Trump e del suo governo non è quello di combattere e sconfiggere il narcotraffico, ma quello di interferire con la forza nella vita politica venezuelana, cercando di tutelare i propri interessi economici, politici, geopolitici e militari in una regione storicamente strategica per l'imperialismo statunitense. Trump vuole sostituire l'attuale regime dittatoriale guidato da Maduro con uno più conveniente ai propri interessi e che offra maggiore stabilità e governabilità al fine di approfondire il saccheggio delle risorse naturali, minerarie e idrocarburiche del Paese.
Donald Trump, che è stato il principale promotore dell'imposizione di sanzioni contro il Venezuela, nel tentativo di rafforzare il suo dominio imperialista nel nostro Paese, ora intende alzare il livello dello scontro: intende violare la sovranità venezuelana per far valere gli interessi yankee nella regione attraverso l'azione militare diretta.
È necessario che la classe lavoratrice e i settori popolari rifiutino e contrastino questa politica di aggressione contro la nostra sovranità e quella di qualsiasi altro Paese del continente.
Tuttavia questa posizione non deve portarci fuori strada: la difesa della sovranità nazionale e il nostro rifiuto di qualsiasi aggressione e ingerenza imperialista non significano sostegno politico e tanto meno difesa del governo di Maduro. Al contrario, denunciamo la svendita operata dal governo di Maduro della nostra sovranità, a favore degli interessi imperialisti statunitensi, russi e cinesi.
A riprova di ciò basta ricordare che Maduro ha ceduto alle multinazionali imperialiste, principalmente statunitensi, l'Arco Minero dell’Orinoco, un'area equivalente al 12% del territorio nazionale, ricca di riserve di oro, diamanti e altri minerali come il coltan, che è utilizzato nella produzione di batterie elettriche e fondamentale per l'industria tecnologica e militare. Una situazione simile si verifica nella Fascia Petrolifera dell’Orinoco, dove opera liberamente la multinazionale Chevron (alla quale Donald Trump ha recentemente rinnovato la licenza per operare in Venezuela), senza l'obbligo di versare denaro al fisco nazionale attraverso il pagamento di tasse e royalties. Accordi simili sarebbero in procinto di essere sottoscritti con multinazionali come Shell e British Petroleum.
In aggiunta a ciò, secondo quanto riportato dal New York Times basandosi su fonti vicine alle trattative del governo venezuelano con Richard Grenell (commissario del governo degli Stati Uniti per la questione venezuelana), Maduro avrebbe offerto a Trump le ricchezze minerarie ed energetiche del Venezuela, la rescissione dei vari contratti di sfruttamento con Russia e Cina, la sottoscrizione di contratti con aziende statunitensi, garantendo in tal modo agli Usa un approvvigionamento sicuro di petrolio, riducendo la fornitura di greggio ai Paesi dei Caraibi, compresa Cuba. Tutto questo in cambio della possibilità di rimanere al potere.
Pertanto, essere coerentemente antimperialisti significa oggi respingere e scontrarsi con le minacce di aggressione dell'imperialismo statunitense, denunciando l'azione criminale del governo Trump contro le navi venezuelane e pretendendo il ritiro delle truppe yankee dal Mar dei Caraibi e dai luoghi limitrofi alle acque territoriali del Venezuela. Ma significa anche denunciare Maduro come colui che ha svenduto le risorse minerarie ed energetiche del Paese. Dobbiamo chiedere l’annullamento degli accordi relativi all'Arco Minero e alla Fascia Petrolifera dell'Orinoco, nonché la fine delle imprese miste e la nazionalizzazione al 100% dell'industria petrolifera.
Allo stesso modo, è necessario continuare a organizzare, costruire e implementare le mobilitazioni per sconfiggere l'austerità che Maduro sta applicando da anni contro i lavoratori e la popolazione povera del Venezuela, per il recupero dei salari (oggi inferiori a 0,70 dollari al mese), per la restituzione dei diritti contrattuali e legali violati, per il recupero delle libertà sindacali, per la libertà dei prigionieri politici e la difesa delle libertà democratiche in generale.
Al contempo, difendere la sovranità venezuelana implica denunciare la neo-premio Nobel per la Pace María Corina Machado (Mcm) e il settore dell'opposizione borghese che essa rappresenta, che, oltre a sostenere esplicitamente un intervento militare statunitense contro il Venezuela, offre alle imprese nordamericane profitti per 1,7 miliardi di dollari in 15 anni nel caso in cui lei e la sua parte politica guidassero il Paese sudamericano verso un cambio di regime.

 

María Corina Machado, un Premio Nobel che sostiene un intervento armato

Recentemente, i media nazionali e internazionali hanno dato grande risalto alla notizia dell'assegnazione del Premio Nobel per la Pace alla leader dell'opposizione borghese venezuelana, María Corina Machado: ciò non è altro che una dimostrazione del sostegno e dell'appoggio politico da parte del governo di Donald Trump e delle istituzioni del settore imperialista che la considerano pedina prediletta per guidare il cambio di regime.
Le motivazioni addotte per l'assegnazione di tale riconoscimento sono la sua presunta «lunga esperienza di lotta democratica» e il «ripristino della democrazia nel Paese». Tuttavia, la verità è che la Machado non è affatto una leader democratica come si vorrebbe far credere, ma ha invece una lunga storia di golpismo alle spalle. Già nel 2002 ha sostenuto il colpo di Stato contro il governo di Chávez, cospirando con l'allora presidente statunitense George Bush (responsabile delle invasioni dell'Iraq e dell'Afghanistan) per l'esecuzione di un golpe contro un governo che, nonostante le differenze tra noi ed esso [la Ust non ha appoggiato il governo Chávez, collocandosi nell’opposizione di sinistra, ndt], godeva allora del sostegno della maggioranza della popolazione.
Allo stesso modo, è stato pubblico il sostegno di MCM a governi che hanno scatenato politiche di terrore contro attivisti sindacali, popolari, studenteschi e indigeni, tra cui quello di Álvaro Uribe Vélez, così come il suo sostegno pubblico ed esplicito al sionismo e al genocidio che sta portando avanti contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Senza contare le sue continue dichiarazioni a sostegno di un possibile intervento militare statunitense in Venezuela, gli appelli al governo Trump affinché lo implementi, ecc.
Questo premio Nobel per la pace non è altro che il premio dell'imperialismo statunitense e di Donald Trump assegnato a un fedele servitore in Venezuela e nella regione. I lavoratori e il popolo venezuelano non possono nutrire alcuna illusione o aspettativa democratica o sociale in una leader borghese e filoimperialista come la Machado, né nel settore dell'opposizione che lei rappresenta, né, tantomeno, in Donald Trump e nell’imperialismo.

 

Sconfiggiamo la minaccia interventista e imperialista, e il governo di Maduro

Per secoli, l'imperialismo statunitense ha rubato le risorse naturali, minerarie ed energetiche dell'America Latina e del Venezuela, così come di altri continenti, versando fiumi di sangue per realizzare la sua rapina. Oggi, nella sua disputa interimperialista con Cina e Russia, cerca di riaffermare il suo dominio sul Continente, per cui non esiterà a tornare ai vecchi metodi del «bastone», con interventi militari diretti: è in questo contesto che si inserisce l'attuale minaccia interventista contro il Venezuela.
Tuttavia, la storia dimostra che l'azione unitaria e la resistenza delle masse sono in grado di sconfiggere questa politica, per questo il nostro appello è rivolto alle organizzazioni della sinistra rivoluzionaria e indipendente, ai dirigenti e agli attivisti operai, sindacali, di movimento, studenteschi, indigeni, contadini ecc. affinché intraprendano azioni politiche unitarie di opposizione a questa minaccia di intervento militare contro il Venezuela.
L'appello ai lavoratori e al popolo venezuelano deve spingere ad abbandonare ogni illusione che un intervento militare statunitense possa migliorare le condizioni democratiche e sociali del Paese. La storia è piena di esempi che dimostrano che nessun Paese in cui l'imperialismo statunitense è intervenuto militarmente è mai diventato un «paradiso di democrazia» né, tanto meno, le masse hanno migliorato il loro tenore di vita. Al contrario, sono stati insediati governi fantoccio che sono stati persino più repressivi di quelli abbattuti e le masse hanno continuato a subire privazioni.
Per questo motivo invitiamo all'azione politica unitaria per sconfiggere la minaccia rappresentata da Donald Trump e dalle sue truppe, per chiedere il ritiro delle forze militari yankee dal Mar dei Caraibi e dalle zone limitrofe alle coste venezuelane e, allo stesso tempo, per continuare a costruire ed estendere le mobilitazioni al fine di sconfiggere l'austerità antioperaia e antipopolare applicata da Maduro contro i lavoratori e contro il popolo venezuelano.

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